Buschi “Quanta emozione al mio 2° mondiale Under 20 consecutivo!”

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OLYMPUS DIGITAL CAMERA         EMPOLI, 16.07.10 – Ancora soddisfazioni ed elogi per Federico Buschi che, ai recenti Campionati del Mondo Under 20 di hockey in line di Düsseldorf, ha ricevuto addirittura i complimenti da giocatori e tecnico avversari alla fine del match col mostro sacro Usa. Per il giovane goalie empolese (classe 1992) si tratta di un’importante conferma a livello internazionale dopo il convincente esordio alla rassegna iridata tenutasi a Varese un anno fa quando gli azzurrini arrivarono sesti. Questa volta i nostri atleti si son piazzati due gradini più sotto, ma conquistando una vittoria di prestigio, quella a dir poco sorprendente ottenuta, nel girone eliminatorio, contro il Canada vicecampione in carica. Coach Riccardo Marobin, allenatore capo degli azzurrini che l’ha scelto per difendere la gabbia della Nazionale assieme ad Andrea Lucchini dell’Invicta Modena, in una recente intervista,apparsa anche sul nostro sito (www.empolihockey.it), lo ha indicato come la rivelazione – con il “cecchino” Paolo Nicolao – del gruppo azzurro, dicendosi convinto dei futuri miglioramenti di Federico e della sua presenza anche ai prossimi mondiali di categoria.

Due convocazioni consecutive ai Mondiali Under 20: te l’aspettavi?

“In tutta sincerità, non proprio! Sono rimasto tanto contento quanto sorpreso e, tra le 2, più di quest’ultima convocazione perché il ct, in uno degli ultimi raduni pre-Mondiali, ci aveva detto di voler portare a Düsseldorf due soli goalie e sembrava che io non dovessi essere uno di loro”.

Che effetto fa rappresentare la propria squadra e, in fin dei conti, un’intera città ad una rassegna iridata?

“È sicuramente una bella sensazione ed un grandissimo onore, un motivo in più per farsi trovare sempre pronto. Giocare un mondiale è comunque, già da solo, uno stimolo fortissimo per dare il meglio di sé stessi e provare a migliorare”.

Facendo un paragone tra i due Mondiali, a livello emotivo hai sentito più questo in terra tedesca o quello dell’anno scorso in casa nostra?

“Decisamente più l’ultimo appena conclusosi. A Varese ho fatto il mio esordio, è vero, ma ho giocato poche partite. E poi, partendo da outsider, tutto quel che veniva era di guadagnato. In Germania ho avuto ben altre responsabilità, sapevo di dover difendere, in più di un’occasione, la gabbia azzurra. Nelle prime partite sono entrato sempre a risultato acquisito, facendo buone prestazioni, ma la svolta è arrivata contro gli Usa: una partita non decisiva ai fini della classifica, che ho avuto modo di giocare per intero conquistando definitivamente la fiducia del ct e della squadra”.

Quali differenze principali hai riscontrato tra i due Campionati del Mondo Under 20 in questione?

“Nelle nazionali giovanili i limiti di età possono cambiare fisionomia alle squadre di anno in anno. Alcune compagini sono calate a livello tecnico, come Canada e Germania, altre sono cresciute tantissimo, vedi Francia e Colombia. Anche noi, pur potendo contare su un buon gruppo che, al completo ha dimostrato di essere forte, abbiam dovuto fare a meno di elementi che avrebbero potuto far la differenza”.

Come un anno fa, anche in questo caso non sei partito titolare, ma hai saputo farti trovare pronto e ritagliarti importanti spazi: qual è il tuo segreto?

“A parte una buona dose di freddezza, che credo mi contraddistingua quando sono in pista, direi che devo molto al continuo all’allenamento, al mio spirito di sacrificio e ad una corretta alimentazione”.

Un tuo bilancio di questa edizione di Düsseldorf: 3 vittorie iniziali (una, prestigiosa, ai danni del ben più quotato Canada), poi 5 sconfitte di fila ed un 8° posto finale. Vi aspettavate di più all’interno dello spogliatoio azzurro?

“Con la squadra che avevamo potevamo arrivare quarti. I primi giorni credevamo tutti in un piazzamento migliore, poi l’infortunio di Nicolao contro la Francia ci ha condizionato non poco e abbiam perso, piano piano, le giuste motivazione. Con lui in pista il match contro la Svizzera sarebbe andato diversamente, ma, anche senza, sono convinto sarebbe bastata un po’ più di convinzione per batterla”:

Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi? Cosa ti aspetti dalla stagione che partirà in autunno, sia a livello di squadra che di Nazionale?

“Per quanto concerne la mia società di appartenenza, il traguardo è uno solo: conquistare la promozione nella massima serie. Riguardo alla Nazionale, spero di esserci anche al prossimo Mondiale, il mio 3° ed ultimo nella categoria Under 20”.

Negli ultimi anni hai fatto passi da gigante e avuto elogi da chiunque ti abbia visto giocare. A chi dedichi questi tuoi continui progressi e successi in pista?

“Sicuramente a coach Stefano Carboncini: tutto quel che so l’ho imparato da lui. Devo anche ringraziare tutti i consigli dei miei ‘colleghi’ più esperti; anche solo osservandone i movimenti son cresciuto non poco. E il pensiero non può non andare al nostro Alessio Del Marco che da lassù qualche tiro mi ha aiutato a pararlo. Infine non posso non dedicare, quanto di buono fatto vedere in pista, ai miei genitori che mi hanno seguito con pazienza e passione in tutti questi anni”.

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